J’accuse dell’11 giugno 2017 sulla Commedia dell’arte dei partiti politici italiani

J’accuse dell’11 giugno 2017 sulla Commedia dell’arte dei partiti politici italiani

Sebbene la legge elettorale rimane il tema centrale, a scapito dei molti temi scottanti della vita politica, economica e sociale del paese, i partiti non riescono a raggiungere nessun accordo per la sua approvazione. Anzi, sembra che i partiti, o meglio i loro segretari, abbiano perso ogni coordinamento con i loro rappresentanti, o peggio ancora, ed è il caso di sottolinearlo, ogni contatto con la realtà del paese reale, che viene dipinto con colori e parole che non rispondono più alla verità e alla gravità dei fatti.

La verità è che nessuno vuole molare la presa e far sì che si adotti una legge elettorale che dia stabilità e buon governo a questo paese. Che si tratti del sistema tedesco che prevede lo sbarramento al 5% e il quorum della maggioranza assoluta per la formazione di un governo,, o del sistema francese basato sul doppio turno, soluzione questa molto esplicativa e ragionevole, perché riconsegnerebbe la sovranità popolare e il diritto di preferenza al popolo sovrano, facendolo scegliere i suoi rappresentanti in seno la parlamento italiano, che si tratti di altri soluzioni nella raggiungibili dal buon senso degli interlocutori politici e dalla scienza elettorale, il problema principale è che i partiti politici, giustamente previsti e legittimati dalla costituzione italiana, benché rappresentano quello strumento fondamentale e insostituibile della mediazione del consenso politico e della gestione del governo del paese, essi, paradossalmente, portano in essi stessi, quel germe della tirannia e della dittatura, proprio quando fanno prevalere ai loro interessi particolari, quel sacrosanto interesse generale che vuole, come ripetuto più volte dal capo dello stato italiano, Mattarella, che il paese abbia una democratica e civile legge elettorale che ridia al popolo il diritto di scegliere i suoi rappresentanti, che, ovviamente, non possono rimanere una prerogativa dei segretari dei partiti e dei poteri forti. Il bel capitolo della commedia dell’arte, rappresentata dai franchi tiratori, che hanno bocciato l’accordo raggiunto tra i massimi partiti, costituisce un ennesimo insulto al paese, ad opera di un parlamento dichiarato dalla Corte Costituzionale come illegittimo e da un governo per nulla rappresentativo della volontà popolate. Si ha la strana e amara sensazione che il paese rimane occupato, o peggio ancora bloccato e nulla di buono ci riserva il domani.

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